borghi&futuro

di Luigi D'Alessandro

L'esempio del borgo storico di Pantano (Clicca qui e scopri di più su LA REPUBBLICA)
L'esempio del borgo storico di Pantano (Clicca qui e scopri di più su LA REPUBBLICA)

STORIA, CULTURA E FUTURO

Il tema "luoghi stori/borghi" è riemerso nel periodo COVID-19, forse perché a causa dell'impossibilità di compiere lunghi viaggi si riscoprono luoghi interni.

Forse non tutti siamo consapevoli che il territorio italiano è disseminato da circa 8.000 piccoli centri abitati, molti di origine antichissima, di "spiccato interesse storico e artistico", oltre che di piccolissime dimensioni (pensiamo solo a Moncenisio, in Piemonte, che ha appena 36 abitanti!).

Purtroppo accade che numerosi di questi piccoli comuni siano stati soggetti, per cause idrogeologiche o economiche, ad un progressivo abbandono che li ha trasformati ben presto da luoghi vitali a spettrali, in città fantasma divenendo in alcuni casi oggetto di importanti set cinematografici (Craco e Roscigno Vecchia, ecc.).

 

La attività svolta da architetto - prima libero professionista progettista per la ristrutturazione edilizia di immobili privati, e poi tecnico presso una amministrazione pubblica e dedito al patrimonio immobiliare pubblico, alla pianificazione territoriale e urbanistica provinciale - ma anche quella di politico locale, mi hanno permesso di osservare il territorio e le realtà comunali da un punto di vista privilegiato e oggettivo, per cui penso che oggi le polis - città o metropoli - così come le abbiamo conosciute abbiano concluso la loro funzione originaria di poli attrattori per varie cause.

 

Nel corso del '900 generazioni di cittadini avevano abbandonato le campagne e i borghi per giungere nelle città che promettevano tutto. In effetti sono stati decenni di crescita economica e sociale, non senza prezzo per il territorio, fino a quando, sul finire del secolo, il ciclo si è chiuso e le varie crisi, finanziaria, economica, politica e sociale, hanno preso il sopravvento.

 

Da tempo sono fermamente convinto, e oggi ancor di più, che i borghi debbano e possano tornare ad una nuova vita agevolata dalle nuove tecnologie per la comunicazione, ormai alla portata generale. Quindi non più condanna all'isolamento nelle campagne ma un ritorno ad un nuovo e riveduto futuro.

 

Oggi apriamo gli occhi e scopriamo un pianeta diverso, stanco, ma l'umanità prosegue noncurante la sua delirante corsa verso l'onnipotenza. La primavera 2020 ci ha fatto conoscere un epocale evento sanitario che ci ha costretto a fermarci ma ancora nessuno sembra riflettere davvero sull'opportunità di cambiare stile di vita e ascoltare il nostro pianeta che sempre più ci parla. La pandemia, purtroppo, sembra non aver insegnato nulla.

 

Molti pensano ai borghi solo come luoghi per semplici gite fuori porta, ritengo invece che sia davvero giunto il tempo di adoperarsi con il massimo sforzo per tornarci a vivere. È tempo di salvare il pianeta tornando a presidiare e curare ogni angolo del territorio, evitando di relegare all'abbandono sempre più realtà minori di cui la penisola italiana purtroppo vanta già una grande percentuale.

 

Qualche anno fa Fabrizio Barca si era occupato del tema "Aree interne" grazie ad unnincarico di governo. Ecco una sua dichiarazione molto interessante e, a mio avviso, è da qui che occorre partire. Vediamo un interessante passo di intervista rilasciata a suo tempo.

In che modo la strategia aree interne può contribuire alla riattivazione del Paese?  

Le aree interne, più di altre, sono state colpite dal neoliberismo e dall’errata idea che la libertà delle persone consista nel potersene andare. Come direbbe Albert Hirschman, si trovano in una condizione di exit e non di voice, e non c’è quindi democrazia. In queste aree il calo demografico annuo è tra 0,5 e 1% e il capitale sottoutilizzato che c’era prima della pandemia oggi è ancor più significativo perché la domanda sta cambiando: è aumentata la preferenza verso le aree rarefatte e anche tra i giovani si rafforza l’idea di andarci a vivere. C’è però il rischio che la domanda sia contrastata dalle forze conservatrici dei territori. Lanciammo la strategia “aree interne” sette anni fa; oggi le difficoltà non dipendono dai territori ma dai partiti, da autorità di governo e da una parte della cultura nazionale che assecondano quei conservatori del territorio che non vogliono cambiare perché vogliono i soldi della compensazione neoliberista. L’altro rischio è che vi sia un’operazione coloniale come quella che ha determinato l’inaridimento di molte metropoli. C’è chi pensa vi siano delle intelligenze – non importa se burocrati, tecnocrati, economisti o architetti – che sanno tutto e possono quindi disegnare tutto ciò di cui le persone hanno bisogno. Anche figure illuminate e progressiste hanno fatto gravissimi errori: penso alla ricostruzione post terremoto siciliana e ad esempi che gli architetti conoscono bene. Potrebbe ripetersi un rapporto negoziale improprio tra i centri di competenza (banche, studi professionali, ecc.) e i territori, mentre invece un rapporto paritario place-based è la condizione necessaria affinché il rilancio delle aree interne non diventi neocolonialismo.

Da qualche tempo mi piace pensare di voler "tornare a casa dopo aver girato il mondo ed essere in una stanza dove c'è tutto"... Ovvero, dopo l'immersione televisiva-tecnologica-multimediale, dopo aver conosciuto metropoli internazionali, tornare a casa vuol dire tornare all'essenza dell'umano borgo del futuro, al nuovo rinascimento, unico, italiano.

 

Dopo essermi occupato per più di 6 lustri di architettura e urbanistica, ho voluto riabbracciare le arti; è giunto il momento di fare sintesi e di mettere a disposizione le mie competenze tecniche ed esperienze artistiche per sensibilizzare sul tema che più mi sta a cuore, la valorizzazione del territorio ovvero dei borghi italiani, attraverso la cultura, ovvero portare la musica, la poesia, il teatro nelle piazze storiche e nei castelli.

 

Tra i miei progetti c'è l'attivazione di un vero dibattito con soggetti sparsi sul territorio italiano finalizzato ad evitare lo spopolamento dei piccoli borghi e al recupero di quelli abbandonati.

 

Per ulteriori approfondimenti potete contattarmi QUI.


Ma seguitemi anche nei miei viaggi "on the road" per luoghi speciali meno conosciuti, la bera ricchezza dell'Italia.

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